Quando si parla di Bologna vi è solo una cosa che tende a venire subito alla mente di un perfetto viaggiatore: i portici rappresentano un importante patrimonio architettonico e culturale per la città emiliana, della quale sono simbolo indiscusso insieme alle sue torri.
Complessivamente i porticati misurano in lunghezza più di 38 chilometri solo nella zona del centro storico, che raggiungono i 53 km contando quelli fuoriporta. Vista la loro grande importanza artistico-culturale, i portici bolognesi sono a tutti gli effetti considerati come un bene culturale italiano candidato per diventare patrimonio dell’umanità dell’UNESCO.
Ma il monumento storico che vogliamo andare ad analizzare oggi sono le torri di Bologna, strutture che hanno da sempre sia funzione militare che estetica per caratterizzare in modo chiaro la città. Fino al XIII secolo il numero di torri era davvero elevato: se ne contavano fino a 180, ad oggi invece ne sono rimaste una ventina, con le due più celebri che sono quelle che si affacciano sul centro storico, ovvero la Torre degli Asinelli e quella della Garisenda.
Si pensa che la scelta di realizzare tante torri sia stata dettata dal fatto che le famiglie più ricche, nel periodo di lotta per le investiture filo-imperiali, le utilizzassero come simbolo di potere. Ma oltre alle torri sorgevano anche i “torresotti“, ovvero delle fortificazioni innalzate in corrispondenza delle porte che ad oggi delimitano il centro della città.
Le due torri
Sono il simbolo della città da quasi 900 anni, sono tutte e due pendenti e si affacciano sull’incrocio delle strade che portavano alle cinque porte dell’antica cerchia di mura “dei torresotti”. La più pendente delle due torri è quella più bassa, la Garisenda, il cui nome, esattamente come quella degli Asinelli, è dovuta alle famiglie a cui se ne attribuisce la costruzione. Proprio quella degli Asinelli pare che fosse molto più alta e veniva usata dal Comune come prigione e fortilizio, ad oggi è nota per essere la torre pendente più alta d’Italia; la Garisenda era alta circa 60 m e fu mozzata nel 1351 quando ci fu un cedimento delle fondamenta.
Oltre a queste due famosissime torri però, ad oggi restano anche:
- Torre dell’Orologio che sorge in Piazza Maggiore;
- Torre dell’Arengo in Piazza Maggiore;
- Torre Agresti che si trova in Piazza Galileo;
- Torre Alberici che è in zona Piazza della Mercanzia;
- Torre Conoscenti in Via Manzoni;
- Torre Azzoguidi in via Altabella;
- Torre Bertolotti-Clarissimi in Via Farini;
- Torre Carrari in via Marchesana 4;
- Torre Catalani che sorge nel vicolo dello Spirito Santo;
- Torre Galluzzi in Corte Galluzzi;
- Torre Ghisilieri in Via Nazario Sauro;
- Torre Guidozagni in Via Albiroli;
- Torre Oseletti in Strada Maggiore;
- Torre Lambertini in Piazza Re Enzo;
- Torre Ramponi in Via Rizzoli;
- Torre Scappi in Via Indipendenza;
- Torre Lapi in Via IV Novembre;
- Torre Prendiparte in Via S. Alò;
- Torre Toschi in Piazza Minghetti;
- Torre Uguzzoni nel Vicolo Mandria.
La costruzione delle torri era molto costosa, la pianta era quadrata con fondazioni profonde a partire dai cinque ai dieci metri; venivano conficcati nel terreno e ricoperti con ciottoli e calce. Man mano che si salita in altezza i muri diventavano via via più sottili e leggeri: il muro interno solitamente restava molto spesso mentre quello esterno era sempre più sottile. Sui muri esterni venivano poi effettuati dei fori per sostenere le impalcature, fori che sono ben visibili ancora oggi e che sono il marchio di fabbrica di questi monumenti.
Salire sulle torri è, per un turista, una faticaccia, ma ne vale la pena, poiché da lassù in cime è possibile vedere molto bene e ammirare lo schema urbanistico di questa magnifica città. La scalinata è molto lunga, la sconsigliamo per chi odia le scale e soprattutto per chi soffre di vertigini: inoltre è composta da scalini piccolissimi e spesso scivolosi.